#Soleimani #Iran #USA
Milano, 3 gen. (askanews) - Il generale Qassem Soleimani, ucciso da un raid americano all'aeroporto di Baghdad, è stato il grande tessitore della rete iraniana in Medioriente. Un uomo potente, architetto silenzioso, e per anni invisibile, delle ambizioni del suo Paese nella regione, capace di allargare l'influenza e il potere dell'Iran in Siria, Libano, in Yemen, in Iraq, dove si trovava quando è stato ucciso, a 62 anni.
Soleimani aveva cominciato la sua carriera combattendo nella guerra fra Iran e Iraq negli anni Ottanta, poi entrò nella Guardie della Rivoluzione, fino a diventare capo della forza Quds, corpo sceltissimo che si occupa delle operazioni all'estero e che lo ha portato a diventare un fedelissimo dell'ayatollah Ali Khamenei.
Nato da una famiglia di contadini e con una scarsa istruzione, grazie ad una fitta rete di contatti e finanziamenti mirati ha contribuito negli anni all'ascesa di Hezbollah, ad aiutare col sostegno russo Bashar al Assad in Siria, a fare crescere forze paramiliatri pro Iran in Iraq.
Un combattente contro l'Isis e "un martire vivente" per gli iraniani e per Khamenei, "il responsabile della morte di migliaia di americani" per gli Stati Uniti.
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