All’udienza generale in Aula Paolo VI, il Pontefice spiega il passo del Vangelo di Matteo sui poveri di spirito ricordando che il vero potere è il bene non le ricchezze o il denaro che passano. Un potere – afferma – fatto di umiltà, servizio, fratellanza e che rende liberi
Mendicanti nella nostra dimensione più intima. Papa Francesco tratteggia così i poveri di spirito, al centro della catechesi all’udienza generale, ricordando che tutti lo siamo perché è la nostra condizione umana a renderci tali. Eppure la vita di oggi corre sui binari dell’essere qualcosa e qualcuno: una corsa che comporta solitudine e infelicità perché vuol dire mettersi in competizione con gli altri e vivere nella preoccupazione ossessiva dell’ego. Non accettare il limite ci rende orgogliosi, incapaci di ammettere errori e di chiedere perdono. “Il Regno di Dio – afferma Francesco – è dei poveri di spirito”, non un regno fatto di beni e comodità destinati alla fine ma costruito sui mattoni del bene.
In questo sta la vera libertà: chi ha questo potere dell’umiltà, del servizio, della fratellanza è libero. A servizio di questa libertà sta la povertà elogiata dalle Beatitudini. Perché c’è una povertà che dobbiamo accettare, quella del nostro essere, e una povertà che invece dobbiamo cercare, quella concreta, dalle cose di questo mondo, per essere liberi e poter amare. Sempre cercare la libertà del cuore, quella che ha le radici nella povertà di noi stessi.
Una libertà che nasce solo dal sapere che il bene è amore, sull’esempio di Cristo che ai re della terra ha mostrato la vera ricchezza: dare la vita per gli uomini.
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