Nel passato il rapporto tra avanzamento scientifico e sviluppo economico è stato caratterizzato da tre passaggi epocali dell’innovazione tecnologica: la costruzione di strumenti che amplificavano la capacità umana di osservare e dominare la natura; l’efficientamento nella capacità produttiva e la trasformazione di elementi di Natura a fini produttivi (OGM, riduzione delle specie animali).
A partire dagli inizi del Novecento è diventato sempre più difficile trovare una distinzione tra innovazioni “radicali” (introduzione di tecnologie assolutamente nuove) e quelle “incrementali” (implementazione delle tecnologie esistenti). Oggi l’innovazione è sempre meno il frutto episodico di una qualche invenzione rilevante e appare più legata alle richieste di maggior “qualità dello sviluppo” che provengono dal sistema socio-economico: in questo senso, l’innovazione può stimolare la crescita dei salari e la redditività delle imprese, ma è auspicabile che diffonda i suoi benefici ad ampio raggio.
Le condizioni per uno sviluppo efficace dei processi innovativi sono legate all’ampliamento delle conoscenze tramite la ricerca, a una finanza orientata e a una managerialità capace di mettere in rapporto il progresso tecnologico e la realizzazione di politiche per lo sviluppo: l’interazione tra questi fattori mostra le enormi potenzialità della conoscenza scientifica di diventare un nuovo strumento di politica economica, tuttavia evidenzia anche la complessità sottesa ai processi innovativi.
In anni recenti molti economisti hanno messo in discussione la capacità delle innovazioni tecnologiche di sostenere l’economia a fronte di un calo demografico e dell’aumento delle persone anziane. Secondo questi economisti i frutti delle innovazioni tecnologiche sono già stati raccolti e diventeranno più difficili ulteriori espansioni economiche. Altri economisti, al contrario, affermano che grazie alla Scienza sarà possibile raccogliere nuovi frutti, oggi impensabili: cioè le nuove conoscenze scientifiche e le innovazioni tecnologiche associate avranno la potenzialità di cambiare la vita nel prossimo futuro in modo profondo.
L’innovazione è insomma diventata un soggetto della programmazione in quanto giuda la crescita economica, ma questo non è sufficiente a rendere un sistema economico strutturalmente solido. La ricerca nell’ambito della macroeconomia permette di indagare le circostanze di queste relazioni, complesse e affascinanti.
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