C'è davvero la mano della camorra dietro all'esclusione del campione Marco Pantani dal Giro d'Italia del 1999? Non si sa. Secondo la Procura di Forlì, che ha chiesto l'archiviazione, si tratta di un'ipotesi investigativa che non ha trovato confortanti riscontri fattuali. Ma dalle intercettazioni telefoniche diffuse recentemente da Sport Mediaset sembrerebbe così. Si tratta di una conversazione tra un detenuto, vicino alla malavita campana nonché agli ambienti delle scommesse clandestine, ed un suo parente. Dai dialoghi emergerebbe una possibile forte perdita per l'associazione malavitosa se Pantani avesse vinto al Giro e quindi si sarebbero adoperati per farlo fuori. Cala nuovamente un velo di mistero sul caso del Campione morto nel 2004 in un residence di Rimini. I dubbi ora riguardano come la malavita avrebbe fatto a scambiare le provette e a farlo risultare dopato. Si ipotizza che qualcuno abbia avvicinato gli addetti ai controlli, magari corrompendoli o minacciandoli. Da qui nasce l'interesse conoscitivo della Dda di Bologna e quello delle istituzioni. "Onore a Marco Pantani e ora la verità". È ciò che chiede il deputato Pd riminese Tiziano Arlotti che ha rivolto così un appello a Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie e al sottosegretario con delega allo Sport Luca Lotti. Già nel 2014, in occasione del decimo anniversario dalla tragica fine di Marco Pantani, Arlotti commemorò alla Camera il campione romagnolo, interrogando il Governo e chiedendo proprio alla Bindi di attivarsi per ascoltare i pm che avevano raccolto dichiarazioni da cui traspariva che a Madonna di Campiglio il campione fu ingiustamente fermato a causa di un cambio di provette legato ad interessi nel campo delle scommesse della camorra.
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